Il progetto di recupero architettonico e urbano firmato dallo studio q-bic di Firenze è un perfetto esempio di come la conservazione del passato possa integrarsi armoniosamente con le esigenze della contemporaneità. Il sito in questione, situato in via Vezza d'Oglio 14, vicino alla Fondazione Prada, si estende su una superficie di 3.000 m² e rappresenta un punto di svolta per la città di Milano. Qui, un ex deposito di ossigeno dei primi del Novecento è stato trasformato in un luogo dinamico, punto di riferimento per la cultura, l'arte e la gastronomia milanese. La visione dietro questo recupero è frutto di un'idea di Alberto e Lorenzo Querci, imprenditori senesi nel settore della ristorazione, che hanno recentemente guadagnato notorietà con il loro ristorante Moebius, premiato con una stella Michelin.

Il recupero della zona di via Vezza d'Oglio non è solo un'opera architettonica, ma un progetto che mira a rinvigorire il tessuto urbano di Milano, restituendo alla città uno spazio multifunzionale che si integra perfettamente nel panorama culturale locale. L'architettura, progettata dallo studio q-bic, è una fusione di elementi industriali e contemporanei, dove il ferro e il cemento dialogano con le preesistenze storiche del sito, creando un ambiente che celebra la memoria del passato senza rinunciare alla funzionalità moderna.

Ristorante dall’anima creativa creato attorno alla personalità e alla cucina dello chef romagnolo Enrico Croatti, progettato anch’esso dallo Studio fiorentino q-bic, con una particolare attenzione al mondo dei cocktail di qualità a cura del bar manager Giovanni Allario - fautore della scalata del locale nell’ultima prestigiosa classifica The World’s 50 Best Bars (38° posizione 2024) e Top 500 Bars (41° posizione 2024). La sperimentazione prosegue oggi insieme ai soci e co-founder del progetto Francesco Sicilia e Natascia Milia con una nuova insegna che fa perno sulla cucina alla brace romagnola e l’idea di ampliare l’offerta al campo degli eventi, con il progetto architettonico per uno spazio multifunzionale affidato allo studio q-bic.

Il progetto q-bic si sviluppa attorno a una piazza trapezoidale di 1.200 m², unificata da tre spazi distinti: Magma, una grande area eventi di quasi 900 m²; Lubna, un listening restaurant bar; e Scaramouche, una galleria d'arte. L'intervento ha previsto la conservazione delle tracce del passato industriale del sito, ex deposito di ossigeno dei primi del ‘900, esaltate dall’accostamento con scelte architettoniche più contemporanee. Elementi in ferro ossidato, come la grande pergola che domina la piazza e le pareti lasciate volutamente grezze, rivelano strati di storia. Il ferro nero nella sua finitura naturale e il cemento si mescolano armoniosamente con le preesistenze, creando un dialogo tra antico e moderno che non soffoca, ma esalta l'autenticità del luogo.

L’impatto con la vastità dell’area è potente. La quiete della piazza, con il suo pavimento in porfido e i tre lecci che la abitano, avvolge chi l’attraversa. Un luogo sospeso tra passato e presente, così vicino eppure così lontano dalla frenesia urbana, dove l’architettura si fa accogliente.
"Gli spazi industriali sono vuoti urbani, preclusi alla città. Sia quando sono in attività che quando cessano la loro funzione, sono perimetri inaccessibili" - raccontano Luca e Marco Baldini fondatori dello studio q-bic. "Ecco perché abbiamo voluto pensare a una piazza, un luogo centrale che fosse l’esatto opposto del vuoto urbano precedente. Uno spazio libero di socialità su cui si affacciano nuove attività". A unire passato e presente è anche un nuovo volume semicircolare completamente vetrato che si adagia e si incastra perfettamente tra i volumi preesistenti, creando un forte legame visivo con l'esterno.

Quella che un tempo era la sala macchine dell’impianto, ospita oggi l’area eventi Magma. Si tratta di una superficie di quai 900 m2 che ha visto la demolizione del tetto originale, a favore di una ricostruzione più stabile e funzionale, che preservasse però la forma precedente della copertura a shed in ferro. Sono in ferro anche i grandi parallelepipedi che compongono i nuovi lucernari che calano dalle falde inclinate del tetto, così come lo è il pavimento. Le pareti lasciate grezze, richiamano il carattere dell’edificio originale, mentre un sofisticato intervento impiantistico è stato integrato nella nuova copertura, per garantire funzionalità senza comprometterne l'estetica. È una location che, come evoca il nome, vuole essere una massa in movimento, uno spazio multiforme che può essere interpretato di volta in volta dall’immaginazione di registi differenti.

Il Listening Restaurant Bar “Lubna” occupa circa 350 m2 e ha come elemento chiave il rapporto con l’esterno: una parte del locale è ospitata all'interno di uno dei vecchi edifici, mentre l'altra si estende nel nuovo volume semicircolare vetrato che affaccia sull’esterno. Una panca in cemento sancisce la connessione visiva e materiale tra la piazza e gli spazi interni del Lubna creandosi un varco attraverso la parete vetrata e proseguendo all’esterno. Il cemento, materiale principale, è stato scelto per la pavimentazione e per la realizzazione del lungo banco cucina, del banco Cocktail bar e del banco del DJ, oltre che per la realizzazione delle due grandi panche. In una delle due sale, un’installazione di moduli girevoli specchiati veste una parete di 15 metri. Ruotando di 180 gradi, i moduli formano una sorta di wall adatto alla proiezione di video immersivi.

Infine, “Scaramouche”, galleria d’arte nata nel 2009 a New York e trasferita ora a Milano dal fiorentino d'origine Daniele Ugolini, che in partnership con Simone Ferretti, promette di portare in Italia artisti internazionali sia famosi che emergenti. Già battezzato dalla personale di James Brown, Scaramouche è un luogo dedicato alla cultura e all'espressione artistica contemporanea, i cui spazi, luminosi e dalle tonalità neutre, sono stati pensati per essere a servizio di esposizioni e mostre.  

Si affaccia sulla piazza interna dello spazio anche un loft. Un appartamento privato di 200 m2 al primo piano con cucina a vista, un’ampia zona living e zona notte separata che verrà destinato a residenze d’artista per la galleria Scaramouche, o a piccoli eventi esclusivi (tasting, showcooking, photo shooting).

Il recupero dell’area non si propone come fine ultimo la sola operazione di restauro, ma una vera e propria rifunzionalizzazione urbana, che si concretizza nella trasformazione del sito industriale in un luogo polifunzionale. Rispetto e innovazione convivono in questo progetto, dimostrando che fare architettura in un’ottica funzionale e contemporanea rispettando la memoria di un luogo è possibile.

Scheda progetto
Illuminazione: iGuzzini, Flexalighting, Toscot, Genuit, Gruppo raina
Arredo: Billiani, Quinti, Maison Du Monde, Francisco Segarra, Sklum Attrezzature cucina/bar: Prisma, Electrolux
Cappe: Qualitec
Ditta edile: Gruedil
Impianti elettrici: Tiranzoni
Impianti idraulici: F.lli Testi Divisione Impianti
Canalizzazioni: Canalsistem
Pavimentazione esterna: Appiantica
Carpenteria metallica: Comea
Vetri: Vetromania
Piante: Vivaio Arcangeli