Davide Groppi ha reinterpretato la luce del Padiglione progettato da Ludwig Mies van der Rohe a Barcellona attraverso l'evento “DENTRO FUORI”, creando un'interazione vibrante e armonica. Il minimalismo di Mies van der Rohe ha profondamente ispirato la visione della luce di Groppi, il quale ha basato il suo alfabeto luminoso sulla purezza delle linee e sulla capacità di sintesi e sottrazione, richiamando i concetti euclidei di punto, linea e piano.
L’evento “DENTRO FUORI” ha evocato un’arte senza limiti di spazio, in cui interno ed esterno hanno dialogato con fluida continuità. La luce di Davide Groppi è immersiva ed evocativa, respirando all’unisono con l’armonia minimalista dei luoghi dell’esposizione. “DENTRO FUORI” è stata un’esperienza spaziale unica, che ha sintetizzato funzionalità, estetica e tecnologia offrendo una visione razionale ed essenziale, suggestiva e concettualmente coerente.
Una visione raccontata nel talk tra Davide Groppi e Maurici Ginés, designer spagnolo fondatore di Artec Studio con cui l’azienda collabora per la realizzazione di progetti di lighting e product design.
L’intuizione di Mies van der Rohe, padre e fondatore dell’architettura contemporanea, trova i suoi elementi chiave in un approccio razionale e minimalista che utilizza il dialogo tra pieni e vuoti, la sottrazione degli elementi, l’eleganza delle proporzioni, la purezza delle linee e la trasparenza del vetro per forgiare un’estetica nuova. La scelta di materiali innovativi come il vetro e l’acciaio permette di creare relazioni inedite tra i vari ambienti, formando un linguaggio fatto di dinamismo e asimmetrico equilibrio, in uno spazio senza più confini.
Le lampade di Davide Groppi sono frutto di un continuo lavoro di sintesi e sottrazione, una complessa semplicità in grado di valorizzare al massimo la magia della luce. Una luce che crea pieni e vuoti, scopre angoli nascosti e dettagli imprevisti. Una luce mai neutra, sempre protagonista, razionale ma anche seduttiva, che delinea scenari cangianti e suggerisce ipotesi di magie possibili.
Un dialogo continuo tra gli stati fondamentali della luce, diretta, indiretta e diffusa, in cui vengono esplorate tutte le possibilità emozionali, mettendo al centro del progetto l’idea euclidea di punto, linea e piano.
Negli spazi della Fondazione Mies Van der Rohe la visione di Davide Groppi trova un suo compimento ideale, mettendo in risonanza la luce con le linee pure del paesaggio architettonico, creando riflessi e trasparenze, evidenziando o sottraendo elementi, in una continua dialettica emozionale. Un alfabeto ideale e funzionale a scrivere parole, anagrammi e, alla fine, racconti di luce.