Uno spazio dedicato alla ristorazione non si legge soltanto nelle pietanze e nella mise en place. E’ il racconto della posizione solida, della centralità e della prospettiva; vuole unire, far pensare e sognare nel modo in cui i suoi proprietari pensano e sognano. Per Golden View, alias Tommaso Grasso, se ne è fatto interprete l’architetto Nicola Maggiaioli (MIARCA Architecture), coniugando l’effetto scenografico e “golden” del panorama con la preziosità della semplice eleganza, che fa dialogare le forme con i modi in uso nel locale.
I 550 metri quadrati sono stati riorganizzati con l’obiettivo di valorizzare sia la luce in arrivo dalle sponde dell’Arno, sia la funzione di ogni ambiente e dunque del ruolo di ciascun professionista del gusto salito a bordo di questa avventura coulinaire iniziata ormai vent’anni fa.
Fin dalla soglia, il ristorante mostra i suoi apostrofi materici e la sua territorialità: con un gioco di sovrapposizione di volumi semplici, spesse lastre di marmo di Carrara e tavolati di legno di ulivo sostengono vista e bancone per tutta la lunghezza del vano di passaggio, circa 10 metri di parquet di rovere punteggiati di tavolini e piccole sedute, da sfruttare per un piacevole intermezzo o un aperitivo. Ogni materiale è stato impiegato con l’obiettivo di affermare la specificità del luogo e dunque la riconoscibilità del brand, legato a doppio filo alla cultura alimentare toscana e al complesso rituale di preparazione e meticolosa scelta degli ingredienti che si porta dietro. Ne sono un chiaro esempio le finiture: le piastrelle LUME della collezione Il CROGIOLO di MARAZZI o il piano nero sul retro del banco rivestito con la raffinata IN-SIDE di LAMINAM ispirata alle pietre naturali, sono un richiamo al mondo dell’artigianato.
I pilastri segnano la divisione delle varie aree di competenza: al barman per primo spetta accogliere i clienti in entrata, invitando anche quelli occasionali a sostare su comodi sgabelli imbottiti. Qui, il paradigma marmo e legno s’inverte, con la nobile pietra a fare da top e l’ulivo massello a caratterizzare il frontale del banco. E’ ancora la dimensione artigianale, componente valoriale di tutto il progetto, a trovare conferma nei preziosi complementi d’arredo, come il lampadario personalizzato all’ingresso della bottega fiorentina IL BRONZETTO, che ha realizzato anche l’insegna del Golden View su progetto del designer Gonzalo Sanchez: lettere di ottone bagnato nell’oro. Sanchez ha curato la grafica coordinata del brand sotto ogni aspetto, dal logo al menù.
All’estrosità dell’area bar, il resto dei locali risponde con un mood più composto e monocromatico. Il bianco con nuance fumo, per il quale sono state utilizzate varie declinazioni della collezione pensata da PIERO LISSONI per KERAKOLL DESIGN HOUSE, diventa il timone che orienta lo sguardo e scolpisce gli spazi, ampliandoli. Tutto viene in rilievo, dalla pescheria con i prodotti ittici dei nostri mari, la ricca vetrina di eccellenze gastronomiche che racconta di questo e altri territori, dalla Francia ai paesi del Nord; la pasticceria e i panificati, l’importante selezione di vini, un vero e proprio itinerario tra oltre ottomila qualificate etichette scelte dal proprietario insieme al Wine Hunter Paolo Miano, che vanno ad arricchire l’esperienza gourmet proposta dallo chef Paolo Secci e per le quali è stata progettata una struttura refrigerante a vista in grado di gestire temperature e umidità specifiche, visibile dall'esterno.
Infine, a coronamento del tutto, la straordinaria vista sull’Arno e sul Ponte Vecchio, che di questo ristorante sembrano essere le naturali propaggini, un ambiente unico e prezioso in cui il locale va ad incastonarsi con delicatezza.
Pur conservando l’originale impostazione, con tre sale collegate tra loro, il nuovo progetto ha inteso valorizzare maggiormente la golden view che dà nome e identità al luogo, rimuovendo tutti gli elementi murari o di arredo che potevano essere di ostacolo e rendendola visibile dall’entrata principale in Via de’ Bardi. Ogni ambiente dialoga con quello successivo attraverso ampie vetrate o singole aperture, così è per l’ingresso con la prima sala, per la pescheria e la cucina con quella centrale, e tra l’ingresso secondario e l’ultimo ambiente, il più grande con i suoi 45 mq, al centro del quale spicca un pianoforte, a marcare la speranza di tornare ad essere anche un palco per ottima musica jazz. Il convivio, si sa, ormai è un’esperienza da viversi a 360 gradi.