architect: Martino Picchedda

location: Simala, Oristano

year: 2024

Nel paese di Simala, nella provincia rurale di Oristano caratterizzata da paesaggi costieri mediterranei e un entroterra più brullo, il giovane architetto Martino Picchedda ha portato a termine un progetto di recupero e rifunzionalizzazione di un antico rudere situato all'interno di un ampio edificio a corte; il complesso, originariamente di proprietà di un possidente terriero della zona, si affaccia sulla centrale via Roma ed è formato da numerosi fabbricati e spazi utili alle attività agricole.

©Cédric Dasesson

Qui il tempo ha cambiato tutto, sia l'aspetto dei luoghi sia la destinazione. E il progettista ha scelto di ripartire da una casa, un focolare che ha custodito negli anni tra le proprie mura quell'intimità domestica perduta. L'architettura tradizionale sarda, protettrice e introversa, ora si trasforma: nel cuore del centro storico, una piazza interna, un'area espositiva dedicata alla divulgazione e valorizzazione dei prodotti locali divengono una zona privilegiata, favorita dalla posizione centrale ma raccolta, circondata da muri alti.

©Cédric Dasesson

Le scelte dell’architetto Picchedda, in linea con le indicazioni della Soprintendenza e del servizio regionale di tutela del paesaggio, hanno portato avanti il progetto con l'intento di preservare le murature storiche e realizzare la pavimentazione della corte assicurandone la giusta permeabilità. La filosofia ha colto e fatto propria la lezione dei grandi cui è toccato l’onore di confrontarsi con le preesistenze: il progettista, infatti, si è dichiaratamente ispirato ai disegni di Piranesi e al cretto di Burri.

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Partendo da un quadro abbastanza sconsolante, un dedalo intricato di vegetazione che non consentiva nemmeno di intuire il costruito, l'opera ha previsto una pulizia, profonda e catartica, da cui è lentamente emersa l’idea progettuale: puntare sui ruderi, sulla loro forza evocativa, valorizzare la suggestione delle rovine che portano con loro ciò che sono state e la forza inespressa e dirompente di quello che saranno. Picchedda ha scelto di dare risalto e nobiltà a queste mura, a quello che è rimasto della quotidianità della vita di un edificio residenziale alla stessa stregua dei ruderi dei castelli giudicali per creare una memoria del lavoro e delle vite umili e comuni che ha ospitato e protetto.

©Cédric Dasesson

Ha pertanto deciso di creare uno scenario, con il muro come quinta teatrale e quello che resta della casa come palcoscenico. La piazza è un luogo pubblico che si insinua all’interno di uno spazio un tempo privato, di ciò che era sottratto alla vista e alla curiosità esterna.
In questo modo grazie all’essenzialità, alla sottrazione e alla conservazione di ciò che ha resistito allo scorrere del tempo, è esaltato l’aspetto iconico della muratura e l’allestimento minimale propedeutico alla corretta valorizzazione di ciò che sarà esposto.
Una traslazione semantica della linearità delle esistenze, del lavoro contadino, della continuità con la quale la terra continua a offrire i suoi frutti.

burri
©Cédric Dasesson

La dimensione spaziale, spesso fondamentale nel procedimento interpretativo della traccia come evento significante, assume un’importanza centrale se si considera la natura indessicale di quest’ultima, la sua relazione materiale con lo spazio che indica e semantizza, riattivando le memorie latenti che lo spazio conservava. Definito l’obiettivo prioritario: la creazione di uno scenario essenziale ed evocativo, il focus si è spostato sulle tecniche atte a ottenerlo.

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La poetica di Burri nel suo intervento a Gibellina è stata il faro verso il quale convergere nel trattamento degli elementi fondamentali che costituiscono lo spazio: il cortile e i muri. Il piano orizzontale e quello verticale. I cortili, gli elementi orizzontali, sono stati trattati mantenendo la modalità utilizzata nei vecchi spazi aperti riproponendo la tipica pavimentazione a “impedrau”, mentre all’interno dei vecchi vani residenziali è stata proposta una pavimentazione lapidea permeabile. Durante le operazioni di pulizia e rimozione delle macerie, all’interno dell’edificio è emersa una porzione di vecchia pavimentazione in “tellas” di pietra che è stata riproposta con il riutilizzo dei vecchi elementi lapidei. Nel rispetto della condizione di permeabilità tutte le pavimentazioni sono attraversabili delle acque piovane.

©Cédric Dasesson

Quelle delle “stanze interne” sono realizzate con lastre di basalto posato a fughe larghe su un letto di risone che permette all’acqua passante di essere captata da una rete di tubi dreno sottostanti. Un piano destinato a diventare il palcoscenico della nuova piazza urbana, dello spazio espositivo che ospiterà le manifestazioni legati ai prodotti locali e al turismo lento che sempre più stanno consolidando il ruolo del paese con interessati ricadute sull’economia simalese. Un palcoscenico coronato dall’elemento che maggiormente caratterizza il progetto innestando quella componente poetica che si rifà all’opera di Land Art di Burri: le rovine murarie. Le mura sono state ripulite, messe in sicurezza, intonacate e tinteggiate con materiali ecologici a base di calce. Il risultato è un velo di protezione posto sui fragili elementi verticali.

©Cédric Dasesson

Il progetto di Martino Picchedda sottolinea e preserva l’assenza, operando per sottrazione enfatizza quei resti murari, la loro semplicità come manifesto della vita che hanno custodito, di quella cultura contadina ormai irrimediabilmente persa. Un’operazione di astrazione in grado di ricreare una memoria i cui caratteri universali formano l’archetipo dello spazio quinta, del luogo della rappresentazione e dell’esposizione. Un intervento minimo che ha cercato, partendo da una impostazione ispirata all’arte e alla poesia, di riportare in uno spazio pubblico la memoria del lavoro dei campi consentendone la trasformazione in uno spazio per l’esposizione degli stessi prodotti in un contesto minimale ma accogliente.

Scheda progetto
Progetto: Martino Picchedda
Lavori: Impresa Nurra srl, Pisano Bruno Costruzioni srl