Un magico labirinto di torri, scalinate monumentali, sale ricevimento, stanze private che richiamano stili diversi. Un luogo fiabesco capace di evocare misteriose suggestioni. È l’eclettico castello Rocchetta Mattei, situato sull’Appennino tosco-emiliano, che prende il nome dal conte Cesare Mattei, il quale lo fece edificare nel XIX secolo sulle rovine di una antica costruzione risalente al XIII secolo, la Rocca di Savignano.

©Fabio Bascetta

Un gioiello architettonico ripensato secondo il carattere eccentrico e la personalità del conte Mattei, in una poliedrica sinfonia di spazi aperti e chiusi, concepiti come una vera e propria alternativa alla realtà̀ comune, come una via di fuga personale dalla città industriale di fine Ottocento, interpretati con uno stile che vuol essere neomedievale, ma che non rifiuta l’ispirazione moresca, le accese contaminazioni fiorentine, neoromantiche, arabe e slave. Oggi il castello è di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna che lo ha rimesso a nuovo attraverso un ampio e fedele restauro, ristabilendone il valore artistico e culturale e rendendolo nuovamente accessibile ai visitatori dopo anni di chiusura e abbandono.

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Oltre a una riqualificazione strutturale dell’edificio - 2.700 mq di spazi, più̀ di 30 m di sviluppo in altezza - anche l’impianto illuminotecnico è stato sottoposto a un rifacimento completo. Un incarico affidato all’architetto e lighting designer Beatrice Ferrieri che ha scelto gli apparecchi L&L Luce&Light per riportare agli antichi fasti una residenza privata dalle caratteristiche uniche. La luce è stata concepita dal primo istante come materia allo stato solido che doveva poter essere nascosta alla vista, per non turbare l’originale equilibrio architettonico, ma allo stesso tempo calibrata per potere emozionare i nuovi fruitori del castello, essere eco-sostenibile e di facile manutenzione.

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La luce progettata sottolinea ed enfatizza i dettagli più̀ preziosi del luogo, riesce a restituire nuova vita a uno spazio trascurato da decenni, celandosi negli angoli e suscitando nuove sensazioni. Il progetto è nato con l’intenzione di fare della luce un elemento guida, orientamento ed emozione all’interno di un complesso monumentale composto da una serie di volumi dialoganti tra loro in modo inusuale. La luce rivela e nasconde, enfatizza e placa. Collocati su staffe traforate, i proiettori Spot 1.0 2W con luce 3000K e ottica 40°, poco invasivi grazie alle loro dimensioni contenute e versatili grazie alle diverse possibilità di orientamento, hanno risposto a tutte le esigenze progettuali, mettendo in risalto i dettagli e le caratteristiche degli ambienti.

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Effetti di chiaroscuro sono visibili soprattutto all’interno della stanza della cappella, dove elementi arabo islamici, come gli archi ispirati a quelli della Mezquita di Cordova, si trovano a dialogare con quelli della tradizione architettonica medievale italiana. La struttura e le decorazioni sono puramente estetiche, realizzate con materiali locali e leggeri tra i quali gesso, cemento, mattoni e legno. In pieno accordo con le architetture già esistenti, effetti teatrali carichi di molteplici significati compaiono ora grazie alla nuova luce. Questo, unito a diversi aspetti tecnici, come l’uso di ottiche calibrate o della luce radente per valorizzare la ricchezza degli intarsi e dei materiali costruttivi, ha contribuito alla riuscita del progetto.

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